Road to Norway – Pronti partenza e…..STOP

Diciamo che questo viaggio non sta partendo con il piede giusto… oggi abbiamo avuto conferma che uno degli stati che andremo ad attraversare, la Germania, ha inasprito le misure che regolamentano l’ingresso nel paese costringendo, almeno uno di noi, al famoso tampone pre-partenza che avevamo, in tutti i modi, provato ad evitare…

Altra bella, quanto inaspettata sorpresa, è emersa questa sera durante un ultima ispezione al Van che ha evidenziato un piccolo problema allo scarico che potrebbe causarci qualche problemino durante il viaggio…di per se, non sarebbe nulla di grave, tuttavia essendo così a ridosso della partenza non ci sarà modo di sistemarlo definitivamente, tale per cui dovremo ricorrere necessariamente a qualche soluzione di emergenza sperando che regga per tutto il viaggio 🤞🏻…sostanzialmente abbiamo perso la marmitta 😅 causa dissaldamento del silenziatore dalla sezione di scarico principale…domani ci armeremo di carta vetrata, stucco per metalli ed una buona dose del caro vecchio filo di ferro sperando di riuscire a tamponare la situazione al meglio delle nostre possibilità #staytuned

Road to Norway – 21/07 -2 settimane alla partenza

Proseguono più o meno spediti i preparativi per il viaggio, le tappe principali sono grosso modo definite ed il tour pianificato per circa il 60% del totale. Abbiamo ancora molta incertezza sul rischio COVID-19 quindi per ora, prudenzialmente, nessuna prenotazione di traghetti. Vanni sembra in forma 🤞🏻tra poco cambio olio e ultimi check pre partenza…vi lascio sotto una bozza della pianificazione di massima…fateci ovviamente sapere, per chi avesse avuto la fortuna di visitare in passato la Norvegia meridionale se ci sono posti imperdibili da includere assolutamente nella visita… ce la faranno i nostri eroi? #TeamGaia

Grossomodo il giro sino ad ora pianificato

Road to Norway – aspettando il Viaggio

Un po’ di numeri a caso…

La nostra casa per le due settimane di viaggio sarà il nostro intramontabile Volkswagen T4 California del ‘92, versione 2.4 Diesel, affettuosamente rinominato Vanni, che a dispetto dei suoi quasi 30 anni e delle dimensioni contenute, offre un discreto spazio interno, quattro comodi posti letto, due fuochi ad alcool, una buona riserva di acqua dolce, doccetta (esterna) ed un frigorifero da 40lt efficiente e spazioso (che il sottoscritto mira a riempire di salmone il prima possibile 😉)

Vanni durante una delle ultime gite ai piedi delle Dolomiti

Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto modo di apprezzare le qualità di un mezzo così versatile; non è tutto rose e fiori, intendiamoci, qui si deve rinunciare ad avere tutte le comodità già pronte come un letto sempre fatto, uno spazio dove poter stare sempre in piedi o il wc fisso con un suo spazio dedicato, ma a fronte di piccoli sacrifici un mezzo del genere consente di infilarsi praticamente dappertutto, prendere le mulattiere più strette e, cosa ben più importante per noi, viaggiare su praticamente tutte le strade vietate a mezzi più “ingombranti” ..tra cui ovviamente figurano l’ 80% delle strade panoramiche di mezza Europa.. #staytuned #roadtonorway2021

Road to Norway – diario del primo viaggio in 3

Ed eccoci qua…a pensarci, solo qualche mese fa, questo viaggio sembrava praticamente impossibile per diversi fattori:

in primis quella polpetta che da ormai 5 mesi ci ha stravolto la vita…viaggiare con un neonato è infinitamente più impegnativo che viaggiare in due, cambia praticamente tutto, spazi, ritmi, tappe, esigenze, ma soprattuto i tempi di viaggio che si accorciano drasticamente e che bisogna considerare in fase di pianificazione assieme a quei 1101 altri inconvenienti che provi a mettere in conto e che puntualmente si riveleranno errati 😅

Altro aspetto critico in fase di pianificazione si è rivelato essere quello di viaggiare durante questa terribile pandemia, se da un lato l’Europa ha provato a regolamentare l’aspetto viaggi mediante l’oramai celeberrimo Green Pass, dall’altro gli stati Europei si sono mossi in maniera disunita e a macchia di leopardo, tradotto, questo, pianificando un viaggio on the road che attraversa ben 6 stati, porta ad affrontare un numero indeterminato di variabili e regolamenti locali, spesso in lingua, e soggetti ad una estrema variabilità a fronte del mutevole andamento dei contagi;

In ultimo il territorio Norvegese, se provate anche solo a zoomare da Google Maps, vi si presenterà una costa frastagliata con un enorme distesa di isolette, praticamente priva di strade principali..le poche presenti sono poi interrotte da un numero imprecisato di traghetti necessari per aggirare fiordi chilometrici

Ma ora finisco di annoiarvi con le nostre piccole sfide logistiche, l’intenzione di questo spazio sarà quella di tenere un diario di Viaggio (il nostro primo in digitale) per condividere con tutti voi le emozioni di un viaggio on the road verso uno dei paesi più scenografici d’ Europa e perché no, le piccole grandi sfide, di un viaggio di oltre 8000 km con una polpettina di neanche 6 mesi..sto scrivendo queste righe comodamente dal divano di casa di quello che sarà, speriamo, il nostro ultimo weekend a casa #staytuned

Slovenia: per chi ha voglia di…verde!

Avevamo solo pochi giorni di ferie nel periodo natalizio, ma volevamo sfruttarli al meglio.
Le mete proposte erano per la maggior parte quelle classiche di montagna o dei mercatini di Natale più famosi, ma vuoi mettere la gente? e il traffico? No no. Abbiamo bisogno di tranquillità, di rilassare la mente, di staccare da tutto. Quali sono i colori che psicologicamente fanno stare meglio la mente? Azzurro e verde. Bene! Per l’azzurro è facile, basta guardare il meteo e scegliere una meta soleggiata in quei giorni, ma per il verde? Dopo una breve ricerca su Google sulle regioni più verdi d’Europa, ecco la soluzione: la Slovenia! Qualche anno fa avevamo già avuto modo di visitare la sua capitale Ljubljana, ma per noi era ancora un Paese tutto da scoprire.

Kranj – Zgornja Besnica

Come ho già avuto modo di esprimere più volte, non condivido la spasmodica ricerca, nata con l’era dei social, della bandierina in più da inserire nel proprio profilo.
Incontro sempre più persone che, pur di aggiungerla, organizzano tappe “toccata e fuga” in uno Stato solo per dire di esserci stati…ma non si può dire di conoscere l’Inghilterra dopo aver visitato Londra per un weekend e nemmeno la Francia dopo aver preso un volo per Parigi.
Anche l’Italia non è Roma o Milano, è fatta di tante piccole culture locali, di paesaggi naturali, di tradizioni…
Così abbiamo deciso di tornare in Slovenia e di provare a conoscerla come piace a noi.
Mettiamo giù un po’ di tappe, carichiamo Vanni e si parte!
Decidiamo di seguire un po’ lo schema dello stemma posto sulla bandiera slovena: partiamo dal basso, dal mare, per poi dirigerci verso l’interno e raggiungere le montagne.

Poco prima del confine incontriamo i cartelli che ci ricordano di acquistare il bollino per le autostrade slovene. Costo per una settimana: € 15. Sempre se si vogliono percorrere le autostrade! Ma voi ormai ci conoscete, noi amiamo molto i viaggi “slow”, amiamo scegliere sempre la strada più lunga proposta dal navigatore, amiamo attraversare piccoli paesi sconosciuti al turismo di massa, amiamo fermarci in una locanda dove non capiscono la nostra lingua, tantomeno l’inglese, dove ordinare qualcosa a caso e assaggiare i veri piatti della tradizione e non solo quelli proposti ai turisti…amiamo attraversare campagne e passi di montagna. Decidiamo quindi di non acquistare la vignetta e di impostare il navigatore su ” evita pedaggi” ed “evita autostrade”.
Come prima tappa raggiungiamo Pirano, graziosissima cittadina sul mare.
La vista del suo bellissimo campanile, copia di quello di San Marco a Venezia, ci accompagnerà durante tutta la nostra passeggiata.

Piran

Proviamo, poi, a cercare un parcheggio per fare due passi nella famosa Portorose, ma senza successo. Ci accontentiamo di guardare fuori dal finestrino le vetrine dei negozi, i lussuosi alberghi e i casinò.
Per la notte non fatichiamo a trovare un posto tranquillo e panoramico sul golfo, sempre utilizzando le comode app per il campeggio libero.
Per evitare fastidiosi contrattempi, come successo più volte in passato, decidiamo di acquistare online con un giorno di anticipo i biglietti per le vicine grotte di Postumia e, visto che non ci siamo ancora fatti un regalo di Natale, decidiamo di combinarlo con l’ingresso al castello di Predjama: totale € 77,00. Non proprio economico, pensiamo, ma ne rimarremo completamente soddisfatti il giorno seguente…sono veramente posti incantevoli!

Postojnska jama

Non possiamo non fermarci a Ljublijana, che ci ricordiamo ancora molto bene dalla nostra ultima visita e dove riusciamo ad orientarci a memoria e a trovare un comodo parcheggio.
La visitiamo così anche durante i mercatini di Natale (la prima volta era stata in primavera) e la ritroviamo sempre molto piacevole.
Da qui alla prossima tappa faremo un po’ fatica a trovare un posto tranquillo dove dormire e dobbiamo accontentarci di fermarci in un parcheggio e cercare di dormire qualche ora.
Soprattutto avvicinandosi a Bled, infatti, sembra quasi impossibile trovare un’area camper o un campeggio, perlomeno che sia aperto durante il periodo invernale.
Scegliamo, come sempre, la strada che più ci ispira “a pelle” tra le alternative proposte dal navigatore, di solito è la più tortuosa e quella che sembra più panoramica.
Attraversiamo, così, bellissimi boschi e visitiamo piccole chiesette isolate, di quelle che vedi già da lontano mentre guidi e non riesci a resistere alla tentazione di fermarti a fare qualche foto.
In questi posti apparentemente isolati capita spesso di fermarsi per primi e di ritrovarsi dopo qualche decina di minuti circondati da altri turisti come noi attratti dallo stesso panorama, ma anche dalle altre macchine parcheggiate…la gente attira altra gente, si sa!

Bled

Raggiungiamo così Bled, con tutta una serie di difficoltà nel trovare parcheggio…anche in inverno questo posto è gettonatissimo e molto trafficato! Non esistono parcheggi che non siano privati (o almeno noi non ne abbiamo trovati) e l’unico campeggio presente sul lago è chiuso in questo periodo.
Il panorama del lago con il suo isolotto e il castello arroccato in cima alla roccia è comunque meraviglioso.
Ripartiamo poi verso Tolmino costeggiando il Parco Nazionale del Tricorno, attraversiamo una piccola località sciistica e non resistiamo a provare le nuove gomme da neve ricevute in regalo a Natale!
Arriviamo così ad intercettare il corso del fiume Isonzo, testimone di numerose battaglie, con quel suo colore di un azzurro quasi surreale.
Il suo corso ci accompagnerà fino in Italia.
Non prima, però, di aver passato una splendida notte tra la tranquillità di queste montagne, lontano dalle luci delle città e, come spesso ci accade da quando viaggiamo con un van, guardando per ore un meraviglioso e freddo cielo stellato.
Tornando verso il confine ci fermiamo per una breve escursione alla Slap Boka, la più imponente cascata slovena e una delle più maestose d’Europa.
Purtroppo in inverno la portata d’acqua è piuttosto scarsa, ma lo spettacolo è comunque assicurato.
Come da tradizione, ci fermiamo poi a riempire il van di prodotti tipici locali per poi farci accompagnare dall’Isonzo fino in Italia, dove ci aspetta una toccante visita al sacrario militare di Redipuglia…

Prendo la macchina e vado…in Andalusia!

Eccoci qua! Finalmente pronti per raccontarvi di un bellissimo viaggio “on the road” in Andalusia, passando per Francia e Spagna, continuando un’esplorazione iniziata qualche anno fa.

Malaga

Un viaggio pianificato, ma libero, vissuto alla giornata, senza prenotazioni o vincoli, con tutti gli imprevisti del caso, ma anche con tutte le sorprese che può offrire un’avventura di questo genere.
Due persone (Io e Claudio), una Peugeot che arranca in salita (si, come quella di Max Pezzali!), 18 giorni di viaggio, 6544 km guidati, 248 km a piedi.

Abbiamo attraversato montagne come le Alpi, i Pirenei e la Sierra Nevada…abbiamo fatto il bagno nell’Oceano Atlantico, ma anche in strani laghi rosa…abbiamo visitato città importanti, ma anche paesini sconosciuti…
abbiamo dovuto saltare con dispiacere alcune tappe, ma abbiamo fatto nuove piacevoli scoperte.

Vejer de la Frontera

Abbiamo dormito alcune notti in letti comodi, altre in tenda, altre in macchina, ma con una stupenda vista sul mare.
Abbiamo sofferto un po’ di caldo, ma anche un po’ di freddo…abbiamo conosciuto gente, tradizioni e assaggiato piatti nuovi.

Mercato di Saragozza

Abbiamo incontrato solo spagnoli sorridenti ed educati, anche se il massimo dell’educazione stradale lo abbiamo riscontrato nei francesi (solo quella stradale, sul resto c’è ancora da lavorare!).
Non abbiamo mai (e dico mai!) avvertito una sensazione di timore girando per le strade anche a tarda notte, neanche quando scendevo da sola per vedere se c’era parcheggio in fondo alla via o andavo a piedi a fare il check-in in qualche alloggio appena in tempo prima di essere fuori tempo massimo, mentre Claudio girava per cercare parcheggio.

Qualche volta abbiamo avuto timore per la nostra macchina in quanto, soprattutto nei paesi più piccoli e caratteristici, a causa di strade strette (talmente strette che a volte ci chiedevamo se davvero fossero strade aperte al traffico), marciapiedi alti e pendenze improponibili (anche del 25%), non vedevamo una (e dico una!) macchina in buone condizioni..o quando ci siamo trovati sotto i 64mila fuochi d’artificio di Elche..ma la piccola Peugeot che arranca in salita è comunque riuscita ad uscirne indenne.

Frigiliana

Non sappiamo ancora, invece, se ne siamo usciti indenni anche in fatto di multe: sì perché i navigatori a volte sembrano davvero essere impostati per arricchire le tasche dei comuni.
Soprattutto in territori stranieri, dove già i cartelli sono diversi dai nostri, dove già si fa fatica magari a capire il limite di velocità, ci si mettono pure i navigatori.
Non bastano quattro occhi per evitare sensi vietati, zone pedonali o corsie riservate a taxi e autobus, e così quando lui dice:”girare a destra”, tu giri e ti ritrovi in pieno centro storico, con gente che cammina tra i negozi e i tavolini dei bar e la domanda che ci si pone è :” ma non è che c’era un divieto d’accesso?” Credo che lo scopriremo solo tra qualche mese…

Tarifa

Siamo stati sfiorati e a volte ci siamo trovati faccia a faccia con calamità naturali come terremoti, incendi e inondazioni, ma ne siamo usciti indenni, abbiamo visto tantissimi incidenti stradali più o meno gravi, abbiamo soccorso un francese ribaltato a bordo strada, fortunatamente in buono stato (il francese..della sua auto non si può dire lo stesso).
Siamo stati fortunati con il meteo, soprattutto perché, essendo agosto, non abbiamo mai trovato le alte temperature che ci erano state “raccontate”: abbiamo superato i 40° solo nel deserto di Tabernas e li abbiamo sfiorati solo a Siviglia, per il resto siamo sempre stati accompagnati da un bel venticello fresco che rendeva sopportabili anche le temperature diurne.

Deserto di Tabernas

Abbiamo mangiato tapas e bevuto birra a tutte le ore del giorno, soprattutto dopo aver scoperto i prezzi davvero bassi applicati fuori dai grandi centri turistici (non che fossero alti neanche lì rispetto alla media italiana, ma sicuramente raddoppiavano rispetto alla media spagnola).
Quello che ci ha stupito di più è stata in particolare la dimensione delle tapas che in alcuni casi raggiungeva quelle di un piatto normale (non oso nemmeno pensare quanto potessero essere grandi le 1/2 raciones o addirittura le raciones!) e il prezzo della birra (la metà di un caffè o di una bottiglietta d’acqua).


Ma veniamo all’itinerario: vi racconteremo i dettagli di ogni singola tappa nei prossimi post.
Stay tuned!

Viaggi On The Road

Attenzione!!! questa sezione è indirizzata a chi ama i viaggi “on the road”, a chi ama percorrere strade panoramiche tra le più spettacolari, a chi ama avere completa libertà di itinerario, a chi ama scoprire posti nuovi e farsi sorprendere ogni giorno da ciò che la giornata gli riserverà… perché l’essenza del viaggio non è la meta finale, ma il viaggio stesso.

Lac de Serre-Poncon

Se siete, quindi, quel tipo di viaggiatore che preferisce raggiungere la meta comodamente in aereo e al massimo fare una passeggiata in centro, questa sezione non fa per voi.
In questo tipo di viaggi vivrete sempre con l’incognita di dove dormirete (e a volte non troverete nessun posto per dormire), o di cosa mangerete (vi potrebbe capitare di non trovare nemmeno questo), ma vi ritroverete a visitare posti meravigliosi che mai avreste visto.

Asturie

Scoprirete che, tra l’aeroporto e la vostra meta finale, esistono luoghi incantevoli di cui non sospettavate nemmeno dell’esistenza.
Imparerete con l’esperienza ad essere autonomi, ad organizzare le tappe che vi interessano e a volte rimarrete delusi per non esserci riusciti al meglio…
Vi evolverete come viaggiatori, secondo le vostre esigenze.

Andalusia

Magari partirete, come noi, con una piccola Peugeot che arranca in salita, magari proverete a camperizzarla, magari non ci riuscirete, magari poi deciderete di acquistare un vecchio Van verde del ’92 di cui vi siete innamorati a prima vista, che arrancherà in salita più della Peugeot, ma che vi regalerà momenti indimenticabili.
Entrerete in simbiosi con quel mezzo che inizierete a trattare come una persona. Gli chiederete come sta, se è comodo, vi complimenterete con lui per essere stato bravo ad aspettarvi tutto il giorno in quella strada così brutta, senza prendere una multa o farsi rompere un vetro.

Passerete giornate a pianificare viaggi su strada, calcolando le distanze che vi separano da ogni meta, informandovi sulle migliori strade da percorrere tra una tappa e l’altra e, perché no, sui locali migliori per assaggiare le specialità locali.
Vedrete fantastici tramonti seduti comodamente sul vostro letto e vedrete le stelle come non le avete mai viste.

Via Lattea in Algarve

Se siete convinti o anche solo curiosi di provare uno stile di viaggio che vi cambierà per sempre, allora continuate a leggere e lasciatevi ispirare dai nostri racconti.
Siete pronti? Allora iniziate ad andare sulle impostazioni del vostro navigatore, mettete quelle due spunte sulle voci “evita autostrade” ed “evita strade a pedaggio” ed iniziate a guardare le alternative proposte. Scegliete l’alternativa che vi ispira di più, cambiate percorso, aggiungete tappe, sentitevi liberi di fermarvi prima di raggiungere la meta prevista, di fermarvi un giorno in più a visitare un posto che vi ha stupito o di andare via subito se non rispetta le vostre aspettative.

Finisterre

Vivete alla giornata, scambiate due parole con altri viaggiatori o con la gente locale.
A volte sarete molto stanchi o frustrati per non aver trovato una buona sistemazione per la notte prima che facesse buio, ma poi al mattino vi ricrederete quando vi sveglierete con una vista magnifica sul mare.
Porterete a casa esperienze indimenticabili e ne varrà sempre la pena.
Buon viaggio!

Visitare le Cinque Terre: qualche info utile per godersi gli splendidi paesaggi RISPARMIANDO!

La bellezza di questa zona della Liguria è nota in tutto il mondo, così come i prezzi di tutti i suoi servizi… e questo è forse il principale motivo che, per tanti anni, ci ha tenuto lontani dalle Cinque Terre.
La realtà è che, con qualche accortezza, anche qui si possono trascorrere splendidi momenti senza spendere una fortuna. Valgono sempre i soliti consigli: non farsi “infinocchiare” dai ristoranti per turisti dove si mangia male e si spende tanto e, se siete in auto, cercare un alloggio per la notte un po’ fuori dal centro in modo da risparmiare ed allo stesso tempo esser sicuri di trovare un posto auto tranquillo e comodo per scaricare i bagagli (e in Liguria il tema parcheggio è davvero un tasto dolente!). Qui di seguito vi raccontiamo la nostra esperienza in questo piccolo angolo di paradiso…

Vernazza

Una rapida occhiata al meteo, il tempo di preparare gli zaini e siamo partiti alla scoperta di questo fantastico territorio; partendo da Milano, abbiamo raggiunto la zona in auto imboccando l’autostrada della Cisa per raggiungere la Liguria dal versante di La Spezia, il che si è rivelato, a conti fatti, una pessima scelta! Il tempo di percorrenza, infatti, è circa lo stesso che dalla Serravalle (che abbiamo preferito per il rientro), con la sola differenza che il pedaggio ammonta a quasi il doppio!
Il resto degli spostamenti ovviamente sono stati fatti con il mezzo più economico e green al mondo: i nostri piedi…che poi ritengo sia in assoluto il modo migliore per godersi fino in fondo i paesaggi mozzafiato che offre questa zona.
L’ultimo weekend di marzo, inoltre, ha deciso di regalarci un piccolo assaggio di estate – al punto da rimpiangere di non aver portato il costume! – permettendoci di risparmiare il biglietto di ingresso al parco, del costo di € 7,50, normalmente richiesto per poter percorrere i sentieri durante il periodo primavera/estate (credo che le biglietterie possano aver riaperto per il periodo delle vacanze pasquali).
Quindi, zaino in spalla e via: la prima tappa è stata Monterosso, in realtà, per un caso totalmente fortuito, questa scelta si è poi rivelata essere l’unica soluzione per poter percorrere il tratto più lungo dei sentieri ancora agibili; se avessimo deciso infatti di partire da Riomaggiore avremmo, purtroppo, visto rovinarsi tutto il nostro programma, in quanto da lì non sarebbe stato possibile raggiungere a piedi nessuno degli altri paesi.

Monterosso

Ma torniamo a Monterosso…Come ben saprete, tutti i cinque borghi si trovano incastonati in una costa rocciosa spesso alta e a picco sul mare e, per raggiungerli (oltre alla ferrovia e al mare), esiste un’unica strada di accesso per ciascuno di essi.
Vi lascio immaginare il traffico che si può formare nei periodi di maggiore afflusso, ma soprattutto il costo di quei rari (più unici a dir la verità ) parcheggi che si trovano avvicinandosi ai centri abitati.
Abbiamo quindi optato per il primo parcheggio gratuito ad una distanza che definirei di “riscaldamento” prima di iniziare la nostra vera e propria camminata che, da Monterosso, ci avrebbe portato alla tappa successiva.
Prima di imboccare il sentiero è stato impossibile evitare di perderci tra i vicoli di questo borgo e scattare qualche foto agli angoli più suggestivi, per poi ammirare la spiaggia ancora deserta davanti al paese, rimanendo rapiti dalla limpidezza del mare .

Da qui abbiamo imboccato il sentiero per Vernazza (3230 m di lunghezza), costituito, come gran parte di questi sentieri, da infinite scale (ogni volta che pensi di aver raggiunto il punto più alto, giri l’angolo e…altre scale!) ma la splendida vista sul panorama è pronta a ripagare ogni fatica, soprattutto con l’avvicinarsi del borgo di Vernazza, particolarmente fotogenico da qualsiasi punto di inquadratura.
Ed eccoci giunti all’ora di pranzo, quale posto migliore per fare una sosta se non seduti sugli scogli su un lato del porticciolo con i piedi a mollo nell’acqua? ed è qui che abbiamo consumato il nostro pranzo al sacco prima di riprendere il sentiero che in 2.800 metri ci avrebbe portato a Corniglia.
Poche centinaia di metri dopo l’avvio della salita, ci siamo trovati davanti un cartello che segnalava l’interruzione del sentiero; tuttavia dalla direzione opposta arrivavano altri escursionisti che ci hanno poi confermato l’agibilità dello stesso fino a Corniglia.
Così, dopo aver scattato qualche foto a Vernazza da questa nuova prospettiva, abbiamo ripreso il cammino.

Vernazza

Arrivati a Corniglia, l’unico borgo non al livello del mare, ci siamo goduti una piacevole passeggiata all’aria fresca dei suoi vicoli, approfittandone per riempire le borracce prima di ripartire alla volta di Manarola.
Una decina di minuti dopo aver superato la stazione, ci siamo però trovati davanti alla famosa interruzione.
Dopo una breve ricerca su internet, pensavamo di aver trovato una soluzione che potesse permetterci di superare l’interruzione intercettando il sentiero più avanti, ma dopo oltre mezz’ora di camminata passata ad arrancare tra i grossi e scomodi ciottoli della spiaggia, un solitario bagnante ci ha informato che ormai da molti anni non è più possibile raggiungere Manarola da Corniglia e che l’unico collegamento tra i due paesi, oltre alla strada percorribile in auto, è ora rappresentato dalla cara e vecchia ferrovia. Abbiamo deciso a questo punto di rimandare la visita al giorno successivo e di prendere il treno per tornare a Monterosso, dove ci aspettava un’altra bella mezz’ora di camminata in salita per raggiungere la nostra auto.
Il prezzo del biglietto del treno è fisso a € 4,00 per singola tratta, ma esiste anche un biglietto giornaliero che per € 16 permette di salire e scendere in ogni paese per tutto il giorno (nel periodo estivo esiste anche un biglietto unico del parco che comprende sia il trasporto in treno che l’accesso ai sentieri a piedi).
A tal proposito, per chi arriva in treno (ma anche in macchina) ci hanno consigliato di alloggiare La Spezia che, con il biglietto giornaliero, si rivela un ottima base per visitare le Cinque Terre senza utilizzare l’auto.
Noi abbiamo alloggiato in un B&B molto tranquillo a Riccó del Golfo, dove ci hanno consigliato alcuni ristoranti per andare a mangiare in zona, frequentati soprattutto da vicini spezzini.
Specialità da provare: i panigacci! Una sorta di pane cotto nel forno a legna da gustare con ogni tipo di salume.
Il giorno dopo, vista l’interruzione del sentiero, abbiamo provato a riprendere il nostro giro da Riomaggiore: anche qui la decisione è stata quella di lasciare l’auto in un parcheggio gratuito in cima alla costa, per raggiungere in una decina di minuti il paese percorrendo un ripido e suggestivo sentiero tra i vigneti.
Era la mia prima volta a Riomaggiore e la prima immagine che mi è tornata in mente è stata una di quelle viste nei telegiornali a seguito dell’alluvione che colpì le cinque Terre nel 2011.
Ho davanti a me quell’immagine vivida del fiume di fango che scendeva per la strada principale, incanalandosi nel porticciolo per poi inondare il mare…ora è tutto diverso, colorato e con il sole..ma deve essere stato terribile!
La cosa che adesso colpisce di più è il rosso di quella casa nell’angolo a sinistra, ogni colore sembra studiato appositamente da un pittore per realizzare uno stupendo quadro.. perché, diciamoci la verità, se la casa fosse stata azzurra non avrebbe avuto sicuramente lo stesso impatto visivo.

Riomaggiore

Alla ricerca della migliore inquadratura, ci siamo spinti tra i grossi massi che fungono da frangiflutti davanti al porticciolo; l’impresa è stata ardua, non so se per le scarpe o perché temevo per il mio zaino e la macchina fotografica, ma gli scogli erano davvero scivolosi e la gente che cadeva davanti a noi non mi invitava certo a tentare un agile salto per raggiungere il successivo.
Superata indenni la barriera, ci siamo potuti godere un po’ della vista da questa inedita prospettiva, su quegli scogli raggiunti da “pochi” eletti, prima di ritrovare coraggio (e equilibrio) e tornare su terreni più stabili.
Ormai consapevoli che anche il sentiero per Manarola è interrotto da anni, abbiamo optato per provare a raggiungerla via mare in battello (€ 8,00 a/r), per poi scoprire con molta delusione che nemmeno questa via era percorribile in quanto pare che, al momento della nostra visita, non fosse agibile nemmeno il molo…
In un ultimo disperato tentativo di non lasciare incompiuta la nostra visita, ormai ribattezzata le “quattro terre”, abbiamo cercato di raggiungere il paese in auto, ma ormai a mezzogiorno, di domenica, di una bellissima giornata primaverile un po’ calda per essere solo fine marzo, è stato impossibile trovare un parcheggio anche a pagamento…L’unica soluzione rimasta era dunque il treno, ma ci è sembrato un po’ inutile e sprecato raggiungere una stazione più lontana per poi dover prendere un treno per tornare indietro.
Così abbiamo lasciato qualcosa in sospeso anche qui, con la promessa di tornare, magari quando si saranno decisi a rimettere in sesto i sentieri, che sono, a mio avviso, una fondamentale risorsa in un paradiso naturale che ospita ogni anno migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo.


Nel frattempo possiamo colmare questo “vuoto” raccontandovi della vicina Portovenere che abbiamo visitato qualche tempo fa in un modo un po’ diverso…

Autunno: tempo di Oktoberfest!

Proprio in questi giorni a Monaco di Baviera si è conclusa una festa tradizionale conosciuta in tutto il mondo: l’Oktoberfest!

Forse non lo sapevate ma, contrariamente a quanto può far pensare il suo nome, “la festa di Ottobre” inizia a settembre per finire il primo weekend di ottobre.
È una tradizione che inizialmente non aveva nulla a che fare con la birra, ma era nata nel 1810 per festeggiare le nozze tra il principe Ludwig e la principessa Teresa di Sassonia (non a caso l’area dove si svolge la festa si chiama tutt’oggi Theresienwiese).

Negli anni successivi si continuò a celebrare l’anniversario delle nozze, ma solo dopo alcuni decenni i maggiori produttori locali decisero di montare i propri tendoni nel grande prato (Wiese) riservato per l’occasione, servendo la cosiddetta märzen: una birra che, come dice il nome, viene prodotta nel mese di marzo,  più forte e ambrata delle classiche lager per essere in grado di resistere ai mesi estivi.
Da allora il protagonista indiscusso dell’Oktoberfest è il Maß, il classico boccale di birra da un litro. Qui si ordina un litro alla volta e le famose cameriere vestite in abiti tipici bavaresi sono in grado di portare anche dieci boccali insieme (anche se non sono sempre così giovani e avvenenti come vi vogliono far pensare!).

Noi, che oltre ad amare il vagabondaggio in auto per l’Europa, amiamo molto questi eventi tradizionali e festaioli (non è necessariamente un discorso legato alla birra), quest’anno ci siamo andati per il weekend di apertura tornandoci per la nostra terza volta. La prima volta è stata nel 2011, anno in cui ho comprato il mio amato cappello che indosso ad ogni edizione perché, diciamoci la verità, dopo il primo litro di birra non nota più nessuno la scritta “Oktoberfest 2011”,  anzi la gente continua comunque a fermarmi per chiedermi dove l’ho comprato.

Allora eravamo un gruppo di sei amici che volevano andare in Germania con l’idea di dormire su un furgone, ma che, dopo un misunderstanding con l’agenzia di noleggio, furono costretti a partire con due macchine e dormire in un parcheggio a pagamento.
Nel 2017 con gli stessi amici riuscimmo ad organizzarci un po’ meglio noleggiando un camper, ma scoprii molto presto di soffrire terribilmente il viaggio su questo mezzo, che si rivelò un vero e proprio incubo (oltre al fatto che tra noleggio e carburante i costi non furono poi così convenienti).

L’Oktoberfest 2018 invece è stata una vera sorpresa!
Innanzitutto non eravamo organizzati, mi era balenata l’idea all’inizio di settembre, ma poi l’avevo abbandonata perché avevo paura fosse troppo tardi per proporlo.
Poi la settimana prima ecco arrivare la proposta di alcuni amici, tempo di organizzarsi, tempo di capire chi sarebbe venuto, chi non sarebbe più venuto e da sette siamo rimasti in tre (e adesso che mi avete illuso, mi ci portate!).
Il sabato mattina all’alba siamo partiti da casa, abbiamo prenotato un piazzola in uno dei numerosi camping/area camper che aprono appositamente in questo periodo offrendo la soluzione più economica per visitare Monaco durante l’Oktoberfest, abbiamo buttato tenda e sacchi a pelo in macchina e abbiamo speso poco più di 15€ a testa per la notte.
Non siamo purtroppo riusciti ad arrivare in tempo per la tradizionale apertura, quando il sindaco alle ore 12 in punto “stappa” il primo barile dando inizio ufficialmente alla festa, ma in ogni caso non credo saremmo riusciti a vederlo data la ressa di gente presente il primo giorno.

Alla mia terza volta qui non ho ancora imparato nulla: non esiste speranza nei weekend di riuscire ad entrare negli stand!
Siamo riusciti solo una volta, entrando la mattina presto, ma comunque non è stato possibile sedersi in quanto i posti erano stati tutti precedentemente prenotati: così anche quest’anno abbiamo fatto due inutili ore di fila nella speranza di un posticino (senza successo ovviamente), guardando entrare solo gente che si faceva largo tra la folla tenendo ben in vista il braccialetto rosso legato al polso che indicava l’ingresso riservato.

Il consiglio quindi lo scrivo qui, così magari la prossima volta, rileggendolo, me ne ricorderò: bisogna dirigersi immediatamente ai tavoli all’aperto dei singoli birrifici, trovare un posticino a sedere, fare amicizia e ordinare da bere.
Sì perché, nonostante sia un luogo di “perdizione”, dove il 101% delle persone presenti ha ben più di un litro di birra in corpo, la sicurezza è la tipica degli standard tedeschi: controlli all’ingresso dell’area, controlli all’ingresso di ogni singolo birrificio, la birra non viene servita se non si è seduti ad un tavolo e non si può circolare all’esterno con i boccali in mano (anche perché una volta finito il contenuto devono essere restituiti ).

E così bisogna farsi un po’ di coraggio, lasciare da parte inutili timidezze, avvicinarsi ad un tavolo e chiedere se si possono stringere un po’.
Ovviamente essendo solo in tre questa operazione è risultata molto semplice, ma con un gruppo numeroso le cose si complicano e potrebbe essere necessario aspettare parecchio.
Il vantaggio di essere in pochi comunque non è solo questo, il gruppo numeroso spesso tende a “fare gruppo” perdendo grandi occasioni per interagire con altre persone.

All’inizio di questo post ho scritto che il nostro entusiasmo per questa festa non è necessariamente legato alla birra, ed è vero! La cosa migliore dell’Oktoberfest è fare amicizia, conoscere persone di diverse culture (è frequentato da gente proveniente da tutto il mondo), è provare ad esprimersi lasciando da parte la timidezza (in questo l’effetto della birra da il suo prezioso contributo).
È bello sapere cosa conoscono di noi dall’altra parte del mondo e cosa ne pensano: una ragazza di Tokio ci ha raccontato di essere rimasta affascinata dalla sua prima volta in Italia, una brasiliana ha accusato la nostra cucina di essere la causa del suo sovrappeso, abbiamo implorato dei tedeschi di mettere gli spaghetti nella pentola solo dopo aver portato l’acqua ad ebollizione (vi prego!)…una ragazza australiana mi ha dato il suo contatto dicendomi di chiamarla se volessi organizzare un viaggio da quelle parti…abbiamo cantato, ballato in piedi sulle panche con gente appena conosciuta..un giovane tedesco ha dedicato al cugino di Claudio una splendida esibizione di Ti Amo di Umberto Tozzi…e poi gli italiani: quando ci incontriamo all’estero sembra sempre di incontrare vecchi amici che non si vedono da una vita!

Tutto questo è l’Oktoberfest: gente di culture e lingue diverse che condivide dei momenti di allegria per fuggire un po’ da quello stress quotidiano che ci accomuna tutti quanti.
E quando a mezzanotte la festa finisce, torni in campeggio nella tua tenda, ti sistemi in un caldo sacco a pelo e inizia a piovere…e sai che non riuscirai a rimandare il bagno per molto…allora  lì (e solo lì) rimpiangi di avere bevuto quella birra in più!

Salento…una terra da vivere

Vi ho già detto che nelle vene della mia dolce metà scorre sangue salentino, quindi non sarà difficile comprendere il legame che lo tiene ancorato a questa terra, come una corda elastica che, quando viene tirata troppo, lo strattona indietro e, quando passa troppo tempo lontano, quindi almeno una volta all`anno, ha proprio bisogno di respirare la sua aria.

È così un po’ anche per me, dopo tanti anni insieme, ormai anche il dialetto, che sento parlare quotidianamente da tutta la famiglia, mi suona famigliare.
E poi il Salento, a prescindere dal fatto che tu abbia parenti o amici, è una terra che ti rimane nel cuore: è “lu sule, lu mare, lu ientu” (il sole, il mare, il vento), è il calore delle persone, i profumi della cucina locale, delle puccie appena sfornate…

…è un luogo profondamente ancorato alle tradizioni, alle luminarie delle feste, alle processioni, alla pizzica, alle leggende, ai proverbi, alle storie raccontate dagli anziani seduti su una sedia davanti al portone di casa in un pomeriggio d`estate o davanti ad un camino acceso d`inverno.

Il Salento è mangiare un fico caldo appena raccolto dall`albero, è mordicchiare un gambo di finocchio selvatico mentre passeggi per raggiungere il tuo scoglio preferito prima di tuffarti nelle acque cristalline del suo mare, è raccogliere la rucola selvatica, quella vera, quella piccante…e ancora i peperoncini, i pomodori,la salsa fatta in casa e le conserve.

Il Salento non è solo una terra da visitare, è una terra da vivere: non puoi dire di averla vissuta se non ti sei seduto in piazza a mangiare un pasticciotto a colazione, se non hai mangiato una frisella con i pomodori freschi, se non hai comprato un po’ di scapece ad una delle tante feste, mangiato le pittule, un panino coi pezzetti, se non hai aspettato la sera tardi fuori da un forno in attesa che sfornasse i cornetti caldi crema e cioccolato, se non ti sei mai seduto a guardare una massaia preparare le sagne o la massa di San Giuseppe…

Vivere questa terra significa anche addentrarsi nel suo territorio, percorrere le lunghe litoranee ammirando panorami meravigliosi, meglio se con una moto per assaporare i profumi nell`aria, vedere la prima alba al faro della Palascia, punto più a est d’Italia, o il tramonto sulla costa ionica…passeggiare tra i vicoli stretti dei paesi, sui ciottoli scivolosi e lasciarsi avvolgere dal calore di questa terra.

Ogni città, ogni paese, ha le sue tradizioni, la sua sfumatura di dialetto, i suoi santi…sono luoghi dove si conoscono tutti, dove è sempre un`emozione se in chiesa c’è una sposa, non importa chi sia, dove non si ha timore di perdere tempo a scambiare due chiacchiere con il nuovo vicino, anche se è solo un turista che ha affittato un appartamento per pochi giorni, dove se hai bisogno di aiuto troverai sempre qualcuno disposto a darti una mano.  Per qualcuno sembrerà strano, ma per chi trascorre le sue giornate nei dintorni delle grandi città, tutto ciò non è poi così scontato, anzi…ma questa terra non fa distinzioni, se le aprirete anche solo uno spiraglio entrerà nel vostro cuore e vi avvolgerà con tutto il suo calore, quindi lasciatevi andare e lasciatevi trasportare…